
Stamattina, Luca sentì una voce senza bocca parlare. "Chi ha parlato?", chiese, guardandosi attorno confuso. Baffo scodinzolò e pensò chiaro: "Io ho fame". "Baffo? Io ti sento davvero?", sussurrò Luca stupito. Il cane fece un giro e abbaiò felice. Il mondo sembrò aprirsi, pieno di pensieri nuovi. Luca sorrise, ma non capì come spegnerli.

Nel cortile, Luca decise di fare una prova. "Pensa a qualcosa, Baffo", disse, stringendo il guinzaglio. "Palla rossa! Palla rossa!", urlò il pensiero del cane. Luca lanciò la palla, ridendo per la sorpresa. Baffo corse veloce, lasciando girare le orecchie. "Funziona davvero", mormorò Luca, emozionato. Ma dentro la testa arrivavano tanti bisbigli leggeri.

Sul muro, una gatta nera osservava curiosa. "Non mi toccare", pensò Mina, "sto prendendo il sole". "Ciao, non ti disturbo", rispose Luca, solo con il pensiero. Mina socchiuse gli occhi, lenta come un’onda. "Sai ascoltare. Questo è raro", pensò, cambiando postura. Baffo annusò l’aria, rispettoso e attento. Il trio imparò il primo inchino silenzioso.

In piazza, i passeri fecero chiacchiere come scoppiettii. Le formiche correvano pensando "briciole, briciole", in coro infinito. "È troppo", sussurrò Luca, coprendosi le orecchie inutilmente. "Segui solo la mia voce", pensò Baffo, rassicurante. Luca respirò piano, contando i passi. Le voci si fecero più lontane, come onde leggere. Il pomeriggio tornò calmo come una nuvola.

Nel parco, Luca cercò l’angolo più tranquillo. "Qui gli alberi parlano piano", pensò Mina, stirandosi. "Mi insegnate a chiudere l’orecchio dentro?", chiese Luca. Baffo posò il muso sulle ginocchia del bambino. "Inspira, scegli una voce, lascia andare le altre". Luca seguì il ritmo, come un remo sull’acqua. Il silenzio apparve, piccolo ma vero.

"Devo chiedere prima di ascoltare", disse Luca, deciso. Mina annuì con uno sguardo lento e profondo. "Chiedi: Posso ascoltare? E poi aspetta", pensò la gatta. "Posso ascoltare, Baffo?", domandò Luca con cortesia. "Sì!", rimbalzò felice il pensiero, pieno di scodinzolii. Il bambino sentì la scelta come una chiave. Il gioco diventò rispetto, e amicizia.

A casa, Mina scrutò la cucina con aria contrariata. "La ciotola è vicino al frigo rumoroso", pensò seccata. "Posso ascoltare, Mina?", chiese Luca, ricordando la regola. "Sì. Spostala vicino alla finestra", arrivò la risposta. Luca trascinò piano la ciotola, senza graffiare il pavimento. Mina mangiò serena, facendo le fusa lente. "Grazie", pensò, come un suono caldo.

In centro, i piccioni pensavano briciole in mille direzioni. Le biciclette suonavano campanelli come risatine metalliche. "Mi gira la testa", disse Luca, stringendo la mano a Baffo. "Ancora il respiro", pensò Baffo, guidandolo verso una panchina. Luca scelse solo la voce dell’amico, come un faro. Le altre onde scivolarono via, senza bussare. "Ce l’hai fatta", pensò Mina, apparendo leggera.

"Servono segnali chiari", disse Luca, accovacciandosi con loro. "Coda alta per parlarti, coda bassa per silenzio", propose Baffo. "Io sbatto lentamente le palpebre: sì", pensò Mina. "Io alzo la mano: posso ascoltare?", disse Luca sorridendo. Provarono i gesti, ridendo senza rumore. Gli equivoci scivolarono come foglie d’autunno. La squadra parlava, o taceva, con armonia.

Un pigolio affannato arrivò da un cespuglio. "Posso ascoltare?", chiese Luca, già in ginocchio. "Caduto. Freddo. Paura", pensò il piccolo, voce tremante. "Niente mani sul nido", ricordò Mina, attenta e prudente. Luca scaldò l’uccellino tra le mani, pochi minuti. Poi lo posò vicino ai rami bassi, protetto. La madre arrivò, ringraziando con un frullo.

Sulla ringhiera, Mina guardava il tramonto in silenzio. Luca sentì un pensiero dolce avvicinarsi, poi fermarsi. "Posso ascoltare?", chiese piano, senza fretta. "Non ora", pensò la gatta, chiudendo gli occhi. "Va bene", disse Luca, sedendosi accanto a lei. Rimasero insieme, guardando il cielo cambiare colore. Il rispetto diventò una coperta calda.

"Sfida a chi tocca prima l’albero!", pensò Baffo. "Accetto", rise Luca, già correndo sull’erba. Mina li seguì sul muretto, elegante e attenta. "Ginocchia su, respiro dritto", consigliò il cane, incoraggiante. Luca toccò l’albero, poi abbracciò Baffo ridendo. "La tua voce mi fa correre meglio", disse felice. Il prato profumava di vittoria e trifogli.

La notte portò fruscii e pensieri scuri come inchiostro. Luca si svegliò, il cuore galoppava nel buio. "Posso ascoltare, Baffo?", sussurrò con un filo di voce. "Sono qui", pensò il cane, posando il muso caldo. "Silenzio, per favore", chiese Luca al giardino intero. I grilli rallentarono, gentili come amici pazienti. Il sonno tornò, leggero come piuma.

Al mattino, Mina mostrò un trucco tranquillo. "Guarda: chiudo, apro, chiudo. Il mondo rallenta", pensò. Luca imitò quel battito di palpebre, profondamente calmo. Baffo sbadigliò, stendendosi al sole come un tappeto. "Funziona", disse Luca, sentendo i pensieri distendersi piano. Il tempo sembrò una barca che scivola. Anche il vento parlava più piano.

"Quando serve, usiamo frasi brevi", propose Luca, scherzando. "Acqua", pensò Baffo, leccandosi il naso lucido. "Finestra", pensò Mina, desiderosa di aria fresca. Luca capì subito, muovendosi come un direttore d’orchestra. Le parole corte non stancavano la testa. I bisogni arrivavano chiari, come biglietti piegati. Tutti si sentivano leggeri e capiti.

La pioggia cominciò a cantare sulle tegole di casa. "Passeggiata veloce?", chiese Luca con l’impermeabile giallo. "Sì, salto pozzanghera!", pensò Baffo, già felice. Mina restò alla finestra, regina del davanzale. Sotto un portico, un pensiero piccolo urlò: "Acqua, aiuto!". Luca sollevò un lombrico dal marciapiede all’erba morbida. "Grazie", disse il giardino, gocciolando contento.

"Oggi facciamo una festa del silenzio", propose Luca. Baffo portò la palla, ma la posò quieto. Mina si acciambellò, facendo ron ron come un tamburo lento. Contarono fino a sessanta, solo respiro e battito. Il mondo sembrò più grande, come un teatro vuoto. Poi risero forte, sciogliendo la calma. Il silenzio era un amico, non un muro.

"Posso ascoltare, Mina?", chiese Luca, aprendo la finestra. "Sì. Tieni segreto il mio posto per dormire", pensò. "Promesso", disse Luca, toccandosi il cuore. Baffo annusò il giardino, curioso e bonario. "Niente domande", aggiunse Luca, facendogli l’occhiolino. Tenere un segreto fa crescere come un albero. Mina dormì serena, nascosta nella vite.

Nel cortile, arrivarono pensieri come fiocchi di carta. "Grazie", disse il vento nelle foglie lucenti. "Grazie", pensò Baffo, poggiando la testa sul ginocchio. "Grazie", pensò Mina, con un lento battito d’occhi. Luca arrossì, felice fino ai lacci delle scarpe. "Anche io grazie a voi", disse, stringendoli. Il giorno profumò di pane caldo.

Luca guardò il mondo, pieno di voci possibili. "Posso ascoltare?", chiese quando serviva davvero ascoltare. "Posso aiutare?", domandò quando un gesto era necessario. "Oggi rispetto il silenzio", decideva quando il cuore chiedeva quiete. Baffo e Mina camminavano accanto, fermi e fedeli. Le voci non comandavano più: lui sceglieva la sua. E il dono diventò strada sicura.